Se il nostro sport fa sul serio sul tentativo di attrarre un’audience davvero diversificata allora farebbe meglio a studiare bene i recenti sviluppi dell’ippica in Corea del Sud.
Pubblichiamo la seconda parte dell’articolo di Howard Wright comparso su “Thoroughbred Owner and Breeder” di Marzo.
Gli ippodromi hanno cambiato nome, prendendo il marchio LetsRunPark, secondo una campagna di marketing che li collega assieme.
L’ippodromo di Seoul, nato sulle strutture equestri delle Olimpiadi 1988, ha uno spazio a centro pista che permette ai bambini di cavalcare i pony, ha simulatori di cavalli, una piscina per canoe che si converte in pattinaggio sul ghiaccio durante l’inverno e un museo sui cavalli. Busan, il più nuovo dei tre ippodromi, ha simili attrezzature di interazione, e Jeju, dove si svolge un programma di corse per pony allevati in Corea, ha aree giardino dove chi visita può osservare cavalli appartenenti alle più diverse razze equine, dagli Shetland ai Clydesdales. Un quarto ippodromo, a Yeongcheon (nord di Busan) aprirà nel luglio 2020, sempre come Parco Tematico sul Cavallo.
Tutto ciò è stato fatto per via della crisi dell’ippica, come ha detto ai delegati dell’Asian Racing Conference (a gennaio, a Mumbai) il Direttore della Korean Racing Association Yang-Tae Park, illustrando la sua strategia. Egli ha anche riferito che l’iniziativa sta cominciando a dare i suoi frutti, con un aumento delle scommesse, e coi puntatori che ritrovano interesse e fiducia nello sport.
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