Sire Italiani, ottimi risultati scarso interesse.
Pubblichiamo un articolo scritto da Antonio Viani e tratto dal sito DerbyWinner
Sire Italiani, ottimi risultati scarso interesse. Un’idea per cambiare le cose!
Cassina De Pomm, Dry Your Eyes, Uniram, Brex Drago,Goldstream, Cleo Fan, Sakhee’s Soldier… Cos’hanno in comune tra di loro?
Sono tutti cavalli vincitori di corse di selezione in Italia o all’estero nel solo 2015, Gruppi o Listed che siano, ma non solo, sono tutti prodotti di stalloni italiani, o meglio, che montano (o hanno montato) qui in Italia.
Ribadiamo, solo vincitori di corse che danno il famoso neretto, non abbiamo contati i vincitori di handicap prestigiosi, vedi Demeteor nell’Arno, oppure di condizionate, neppure i piazzati delle corse di selezione sono stati conteggiati.
Non avendo interessi in ambito stalloniero possiamo fare un’analisi serena e scevra da preconcetti.
I numeri sono buoni, però si scontrano con un sostanziale disinteresse da parte dei compratori italiani per questo genere di prodotti. Alle ultime aste SGA (leggi QUI) il primo dei prodotti totalmente Made in Italy, per prezzo di vendita, è addirittura al ventesimo posto, un figlio di Colossus acquistato per 15mila.
Neppure si può dire che non siano passati per i canali ufficiali di vendita visto che sempre alle Aste di Settimo Milanese, oltre 40 dei 76 lotti presenti erano figli di questi stalloni.
Questi cavalli danno molti vincitori – pur avendo coperto fattrici di qualità rivedibile – e soprattutto hanno un rapporto qualità-prezzo invidiabile, è difficile trovare stalloni, già provati, con tassi di monta così bassi e con una percentuale di riuscita così elevata, eppure non piacciono. All’estero i figli di uno stallone italiano hanno fatto ottimi numeri, da noi sarebbe stato pressoché impossibile.
I nostri scontano un pregiudizio radicato che vuole il riproduttore funzionante in Italia per forza di cose peggiore di quello estero, non solo se paragonato ai top sire esteri – quelli a dire il vero scarseggiano (eufemismo) tout court sui nostri mercati – ma pure agli stalloni medi o medio-bassi, magari prima annata, che sono il vero metro di paragone per noi. Basti vedere gli oltre ottanta puledri acquistati alle aste di Fairyhouse di Tattersalls (leggi QUI) o alle Sportsman di Goffs (leggi QUI). Davvero un puledro acquistato dai 3 ai 6mila euro (con il trasporto e i vari costi si arriva facilmente a 5/7mila) in queste aste vale molto di più di un figlio di nostri stalloni, che per di più hanno, generalmente, il vantaggio del Premio Aggiunto?
Lanciamo una provocazione: non vi pare sia giunto il tempo di cambiare atteggiamento?
Il già citato dato statistico vede gli stalloni di casa nostra difendersi bene nei confronti con gli esteri.
Inoltre ci pare un comportamento autolesionistico quello di sottovalutare i nostri sire, soprattutto da parte degli allevatori italiani. Senza un valido parco stalloniero, nel giro di qualche anno, tutto l’allevamento nostrano subirà un ridimensionamento (i primi effetti sono già sotto gli occhi di tutti, amplificati dalla crisi generale) diventando poco più che uno sfizio per pochi.
Non è sostenibile, a nostro avviso, un sistema che preveda che tutte le fattrici vadano all’estero a farsi coprire, per via dei costi proibitivi per molti e talvolta neanche ragionevoli se pensiamo al pedigree di alcune nostre mamme.
Chissà perché la Germania, una nazione che oramai è avanti anni luce rispetto a noi (partendo da molto più indietro…), ha invece fatto il percorso opposto puntando fortemente sugli stalloni indigeni, cercando di crearli quando ritenevano che alcuni loro soggetti ritirati in razza potessero funzionare bene ed essere dei miglioratori.
Per “crearli” intendiamo sostenerli nelle monte, portandogli tante fattrici e magari anche quelle che per qualità avrebbero potuto andare all’estero. Certo è una scelta rischiosa e che può portare anche a qualche buco nell’acqua, ma alla lunga è la strategia vincente, l’unica attuabile da una Nazione come la nostra che certo non può competere con i grandi investimenti dei player globali.
Purtroppo è un modello che porterà frutti nel medio lungo periodo, non meno di cinque-dieci anni, e dunque sarebbe utile cercare di trovare un’altra soluzione più a breve per rendere più appetibili i nostri stalloni indigeni.
Noi abbiamo pensato a un bonus, un premio monetario, per i cavalli vincitori in Italia nati da stalloni residenti in Italia. Ovviamente ritenendo che il fine ultimo di ogni incentivo debba essere l’innalzamento della qualità e dunque la selezione, tale bonus andrebbe legato a vittorie importanti, diciamo dalle Listed a salire, magari modulandolo in base all’importanza della vittoria, se vinci un Gruppo I prendi più denaro che una vittoria di Listed, per intenderci.
Il fondo dal quale attingere per i bonus andrebbe alimentato dagli stallonieri, che beneficiando di un indubbio vantaggio dovrebbero pagare per iscrivere i loro stalloni, con l’aiuto di Istituzioni come la SIRE, che già oggi aiutano i prodotti che passano alle aste SGA. Qui l’idea è più ampia perché non è legata solo a un passaggio in asta ma a una determinata scelta fatta dall’allevatore, che preferisce uno stallone italiano rispetto a uno estero.
L’effetto sarebbe molteplice, il bonus andrebbe ad aggiungersi al Premio Aggiunto amplificandone la portata e potrebbe creare un effetto volano sia come miglioramento qualitativo dei nostri stalloni (potrebbero coprire fattrici migliori) sia come maggiore ricerca, da parte degli stallonieri stessi, di nuovi sire da portare in Italia riducendo dunque i costi per gli allevatori italiani. Questi a loro volta, a fronte di un risparmio di costi, potrebbero dunque pensare di aumentare il numero delle loro femmine in razza aumentando il numero dei nati per anno, ben sappiamo quanto ce ne sia bisogno.
Ovviamente la strada dell’estero sarà sempre aperta per coloro che ritengono che la loro fattrice sia all’altezza di andare in sposa all’estero, ma almeno sarà una scelta consapevole e non frutto di una necessità creata dal mercato.
Riteniamo che questa idea vada attentamente esplorata, non vediamo aspetti negativi e anzi le positività per tutto il sistema del galoppo tricolore sono tante.
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