Il proprietario… secondo Tesio

Una mezza paginetta contenuta ne “Il purosangue” di Enrico Canti (Bompiani ed. 1935). Così un tal Federico Tesio ebbe a descrivere, con una maestria impressionista, la figura del proprietario

Un essere quasi ragionevole, o quasi irragionevole, a vostro piacere, che si contenta di tenere nelle mani un pezzo di carta con lunga genealogia, controllata al momento del connubio, il quale gli garantisce la proprietà dell’animale ma non il possesso.

Il possesso lo godono il fantino che tiene il cavallo tra mani e gambe, l’allenatore che lo plasma, il pubblico che lo gioca, l’artiere ippico che lo spolvera, l’allibratore ed il critico della stampa il quale ultimo, quando per avventura sbaglia un pronostico, viviseziona poi crudamente, per giustificarsi, l’animale e qualche volta, gentilmente, il proprietario.

Il proprietario legale di un cavallo da corsa io lo posso paragonare soltanto al proprietario legale di una donna di umore faceto la quale passa il suo tempo in usufrutto agli altri.

Noi non siamo degli imbecilli, e neppure degli ingenui. Noi siamo degli idealisti viziosi senza speranza di guarigione. La molla che ci costringe e ci fa scattare è l’ambizione di vedere i nostri colori trionfare nella lotta. Una volta i colori erano dipinti sugli scudi e lottavano nelle giostre, ora sono relegati sugli sportelli delle automobili. E chi ha l’onore di possedere uno stemma che abbia combattuto nelle Crociate, oggi combatte e muore gloriosamente in guerra vestito in grigio–verde e perduto nella massa. Chi vuole avere l’emozione di vedere i propri colori trionfare nella lotta deve cercare questa emozione negli ippodromi. Questa è l’avventura che ci affascina; un’avventura che può essere tentata con successo a tutte le età, mentre ad altre avventure, dopo un certo numero di anni vissuti, è opportuno non iscriversi per non essere costretti a rinunciarvi.”