Il sontuoso ippodromo di Las Vegas che fallì in 13 giorni

Il torneo americano tra gli scommettitori di cavalli distribuisce più di due milioni e mezzo di dollari di premi. Le finali si sono svolte da poco -per la ventesima volta- nella Città del Peccato, come gli americani definiscono Las Vegas. Hanno avuto il solito grande successo: la combinazione di sfarzo, glamour e gioco d’azzardo che c’è a Las Vegas, però, non rese una scommessa vincente l’unico tentativo fatto in città per lanciare un ippodromo importante.

L’ippodromo di Las Vegas Park stava appena fuori del viale principale della città -dove adesso si trova il Las Vegas Country Club- e chiuse dopo solo 13 giornate di corse, nel 1953. Un fallimento totale dell’impresa creata per coniugare lo sviluppo della città nell’intrattenimento e del gioco d’azzardo col boom delle corse dei cavalli, che allora erano uno degli sport più popolari d’America.

Il management dell’ippodromo era ambizioso e certo non mancava di credenziali: il presidente Lou Smith aveva lavorato a Rockingham Park, il vicepresidente Webb Everett proveniva da Santa Anita Park, dove era stato segretario e unico handicapper fin dal 1934, e Clement L. Hirsch era un uomo d’affari di successo e sarebbe poi diventato co-fondatore della Oak Tree Racing Association.

Ora possiamo giudicare più facilmente, essendo passati 66 anni, e può sembrarci che fossero stati soltanto troppo ambiziosi: crearono un impianto costato 4 milioni di dollari (che corrispondono a $38 milioni del 2019) che aveva un costo operativo giornaliero che avrebbero richiesto un incasso di $400.000 a riunione ($3,6 milioni del 2019) per poter chiudere in pareggio. Forse, sbagliarono a stimare la popolazione di Las Vegas: allora in città abitavano 25.000 persone e l’intera contea ne aveva solo 50.000. Oggi invece Las Vegas ha più di 600.000 abitanti e la Contea ne ha più di 2 milioni.

Las Vegas Park fu un campo di battaglia sin dall’inizio: il progetto originario dell’ippodromo, di Joseph Smoot, fu tormentato da ritardi e scandali. Smoot, che aveva avuto un ruolo nel lanciare tanto Santa Anita che Hialeah Park, fu anche accusato di appropriazione indebita e l’ippodromo di Las Vegas andò presto in bancarotta, dopo che circa 1 milione di dollari era stato dilapidato in opere incompiute. Intervenne Lou Smith con altri investitori così da far completare la struttura avviare un programma di corse autunnale che doveva incastrarsi perfettamente tra la fine della riunione di Del Mar e l’inizio di quella Hollywood Park, in modo da attrarre tanto i cavalli che gli appassionati di corse che frequentavano il sud della California.

Un po’ di cavalli arrivarono pure: per esempio Hirsch dichiarò partente il suo Blue Reading (14 volte vincitore di Stakes) nella riunione d’apertura. Però i grandi giocatori dalla California restarono in gran parte assenti, sebbene l’ippodromo fosse stato pubblicizzato come il primo ad offrire la possibilità di scommettere fino a $500 per giocata. Il giorno dell’apertura, nella struttura progettata per contenerne oltre 20.000 persone, il pubblico fu di sole 8.200 unità. Inoltre, la riunione fu tormentata dai problemi: ritardi causati dal traffico lungo l’unica strada che conduceva al parcheggio, caldo torrido, seri problemi al totalizzatore e solo $250.000 di scommesse.

I problemi al totalizzatore continuarono per tutto il primo weekend e così l’ippodromo chiuse per tre settimane per consentire l’installazione di un altro sistema di scommesse. Quando riaprì, tanto le presenze che le scommesse non crebbero; il montepremi di alcune corse scese rapidamente fino a $800, lontanissimo dalle previsioni di sontuosi premi da $100.000, che erano stati promessi ma restarono un sogno. Anche la pista in erba, che sarebbe stata la prima utilizzata negli Stati Uniti Occidentali, non venne mai utilizzata.

Il periodo in cui Clement Hirsch stette a Las Vegas segnò però l’inizio di una lunga collaborazione tra quel proprietario e l’allenatore californiano Warren Stute. I due restarono assieme per più di 40 anni finchè Hirsch morì nel 2000. Il fratello di Stute, Melvin, anch’egli allenatore, era l’assistente di Warren durante la breve storia di Las Vegas Park. “Mio fratello mandò i suoi migliori cavalli a Las Vegas poiché Mr Hirsch voleva sostenere l’ippodromo mentre io ho restai col resto della scuderia a Santa Anita”, ha detto Melvin Stute, 92 anni. “Andai anche a Las Vegas, due giorni. Mentre ero lì, non c’era nessuno alle corse. Era una struttura molto bella, di prima classe. Gli uffici dell’ippodromo e le aree di lusso erano qualcosa di speciale. I giocatori, però, non si presentarono. Immagino che in giro a Las Vegas c’era troppo altro da fare.”

Las Vegas Park, però, stabilì un altro record: fu il primo racino negli Stati Uniti; infatti, la Commissione sul Gioco a Las Vegas permise di piazzare 165 slot machine dentro l’ippodromo come fonte di guadagno extra per la società di gestione e come offerta di giocate rapide agli scommettitori, come d’uso a Las Vegas. Le slot, però, non erano abbastanza. “I californiani vanno a Las Vegas per lanciare i dadi, per guardare la pallina volteggiare fino a quando, ticchettando, cade in una casella numerata della roulette, o per osservare il banco e sentire il rumore dei dadi contro la gabbia del Chuck-a-Luck “, scrisse Leon Rasmussen sul Thoroughbred Record. “E gli abitanti di Las Vegas- credo siano circa 35.000 – non sono abbastanza per contribuire materialmente al successo dell’ippodromo. Le corse hanno bisogno di gente, e sebbene Las Vegas sia molto anticonvenzionale, non è ancora tanto magica da poter supportare un ippodromo così pretenzioso”. Dopo fugaci tentativi con le corse dei Quarter Horses e con l’automobilismo nel 1954 e 1955, il Las Vegas Park fu abbandonato. Fu poi demolito negli anni ’60. La maggior parte della proprietà è ora sede del Las Vegas Country Club, creato nel 1967. Una porzione d’angolo (192 ettari) è stata usata per costruire un imponente hotel internazionale che fu inaugurato nel 1969 da Barbra Streisand ed Elvis Presley. Quell’hotel, conosciuto per molti anni come il Las Vegas Hilton, ora si chiama Westgate Las Vegas Resort and Casino.